Narciso, Sé e l'Altro
Articolo a cura del Dott. Mirco Goro
Nel mito, Narciso è un giovane superbo e bellissimo “condannato” dagli dei ad essere innamorato di sé stesso e a passare la propria vita ad ammirare la propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Indifferente e sprezzante delle offerte d’amore che gli altri gli manifestano , in particolare quella della ninfa Eco, finisce per rimanere prigioniero della propria immagine e alla fine di morire struggendosi della impossibilità di possederla .
Da questa leggenda deriva l’attuale termine di Narcisismo, usato da Freud nel 1914, per indicare quella fase dello sviluppo, quella del narcisismo primario, in cui il bambino non ha ancora stabilito delle vere relazioni con il mondo esterno, e avendo come unico scopo la soddisfazione dei propri bisogni. Heinz Kohut (1982), fu il primo ad introdurre una radicale svolta nella concezione psicodinamica del Narcisismo. Per l’autore, l’amore per Sé non esclude l’amore per l’altro (oggettuale), restituendo dignità al Narciso Freudiano. Il Narcisismo in quest’ottica è alla base del processo di creatività, di autostima, e di ideali con cui verrà a costituirsi un Sé sano e Coeso e che permetterà un “sano” processo di crescita relazionale. Una giusta quota di amore per Sé e per l’altro da sé.
Quando parliamo di Disturbo Narcisistico di Personalità stiamo ad indicare una condizione in cui l’individuo, si presuppone abbia, nel corso del suo sviluppo, affrontato situazioni ambientali (relazioni genitoriali in particolare) tali da non permettere una strutturazione di un Sé Coeso. Mancanza di Empatia, Riconoscimento dell’altro come Soggetto autentico ed autonomo, scarsa Mentalizzazione , sono caratteristiche importanti, riscontrabili nei soggetti affetti da tale disturbo, ma anche oppressive mancanze da parte di chi si sia preso cura di loro nelle primissime fasi di vita.
In un continuo rapporto e raffronto con la propria immagine di Sé e dell’Altro, sentimenti di rabbia, impotenza, bassa tolleranza alla frustrazione, mancanza di autostima, perdita della propria identità o bassissima consapevolezza della stessa, mancanza di creatività e coesione, vengono celati dalla Grandiosa manifestazione del Sé, sprezzante, esibizionista, ego riferita, incapace di empatizzare, di disporsi in una condizione di ascolto, e di riconoscimento dei bisogni dell’altro.
Narcisimo è un termine anch’esso, ancora una volta, abusato. Preso in prestito dalla mitologia è entrato a far parte dell’immaginario collettivo. Tratti della personalità Narcisistici appartengono a tutti noi, appartengono al proprio Sé. Sviluppati in un ambiente ottimale, permettono e promuovono la costruzione di un Sé coeso, creativo, la giusta quota di autostima e la spinta motivazionale necessaria a soddisfare i propri ideali e bisogni. Nel disturbo invece, troviamo tutte le caratteristiche di una persona che non ha avuto la possibilità di sperimentare relazioni di attaccamento che abbiano permesso questo sviluppo ottimale, sviluppo determinato, anche in età adulta, da relazioni esibizionistico-grandiose od idealizzanti che non permettono di riconoscere l’altro come soggetto separato da sé.
Bibliografia:
Maurizio Bettini, Ezio Pellizer, Il mito di Narciso, Einaudi, 2003
Heinz Kohut, La Ricerca del Sé, Boringhieri, 1982
Sigmund Freud, Introduzione al Narcisismo, 1914
Karl Jaspers, Psicopatologia Generale, Cortina, 2000