TRAUMA PSICOLOGICO E COVID-19: perché è importante parlarne.
TRAUMA PSICOLOGICO E COVID-19: perché è importante parlarne.
Articolo a cura del Dott. Mirco Goro
Di seguito troverete una breve, e assolutamente non esaustiva, descrizione di cosa intendiamo per trauma psicologico (mio campo di interesse e lavoro clinico). Non sarà un articolo che metterà in correlazione gli effetti del Covid-19 sulla salute psicologica: non abbiamo dati ancora sufficienti, e probabilmente è ancora presto per avere dei riscontri clinici (anche se chi fa il mio mestiere, quello dello psicologo/psicoterapeuta, ha già “rizzato” le antenne).
Quello che cercherò di descrivere è cosa intendiamo per trauma psicologico, come lo valutiamo e perché è importante non sottovalutarlo.
La pandemia da Covid-19 è a tutti gli effetti un evento potenzialmente traumatico, collettivo, dovuto ad una calamità naturale (non nel senso stretto del termine) che ha investito la popolazione mondiale direttamente o indirettamente. Soprattutto nella prima fase, quella emergenziale, il nostro sistema di arousal è stato costantemente sovrattivato, in un continuò stato di allerta in risposta ad un potenziale pericolo, per di più invisibile; molti hanno già fatto esperienza di disregolazione emotiva, con difficoltà a gestire stati emotivi di ansia, paura, collera, e di stati dissociativi.
Alla luce di questo, è importante poter prevedere, come esito probabile, una risposta fisiologica/psicologica come quella che si ha in risposta al trauma psicologico e intercettare e intervenire, tempestivamente.
Cosa intendiamo per trauma psicologico?
In psicologia e in psicanalisi, il trauma psichico è definito come turbamento dello stato psichico prodotto da un avvenimento dotato di notevole carica emotiva; oppure, grave alterazione del normale stato psichico di un individuo, conseguente a esperienze e fatti tristi, dolorosi, negativi, che turbano e disorientano.
Nel corso della storia e dello studio del trauma psicologico numerose sono state le definizioni suggerite, e numerose le ricerche, in letteratura, circa l’evoluzione del trauma e delle sue conseguenze sulla salute (psichica) dell’individuo. Formulare e riformulare il concetto di trauma ha permesso di ridefinire le categorie diagnostiche e i sintomi riconducibili. Dai primi studi sugli effetti della seconda guerra mondiale sui veterani di guerra, sino ai giorni d’oggi, dove l’abuso psichico/fisico, sia come esperienza cronica di trascuratezza che violenza fisica/sessuale vera e propria, ha canalizzato l’attenzione degli studiosi.
In generale possiamo definire il trauma psicologico come la conseguenza di un evento fortemente negativo e minaccioso per la vita, che genera una frattura emotiva nell’individuo e/o nella comunità, tale da minare il senso di stabilità, di sicurezza, di identità e di continuità fisica e psichica della/e persona/e.
In psicotraumatologia:
"Per trauma in psicopatologia intende un’esperienza minacciosa estrema, insostenibile, inevitabile, di fronte alla quale un individuo è impotente." (Hermann, 1992b; Krystal, 1988; Ven der Kolk, 1996)
Il Manuale Diagnostico del Disturbi mentali (DSM V):
"La sofferenza psicologica che segue l'esposizione ad un evento traumatico o stressante è molto variabile. E' chiaro tuttavia che molti individui che sono stati esposti mostrano un fenotipo in cui, piuttosto che sintomi basati sull'ansia o sulla paura, le caratteristiche cliniche più evidenti sono: sintomi anedonici e disforici, sintomi di rabbia e aggressività esternalizzate o sintomi dissociativi. A causa della variabilità di tali manifestazioni, i disturbi conseguenti a traumi emotivi sono stati raggruppati in una categoria a parte: Disturbi correlati ad eventi traumatici e stressanti."
In particolare, nel Disturbo da stress Post Traumatico, la condizione di trauma psicologico - inteso come causa dei sintomi post traumatici - viene definita come: un evento che espone la persona a morte o ad una minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi:
esperienza diretta dell’evento; assistere a un evento traumatico accaduto ad altri; venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure a un amico stretto (In caso di morte o minaccia di morte, l’evento deve essere stato di natura accidentale o violenta); fare esperienza di una ripetuta/estrema esposizione a dettagli dell’eventi traumatico (es: primi soccorritori che raccolgono resti umani, agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli sugli abusi dei minori, et. Similia)
Abuso sessuale, aggressione, lutto, incidente, malattia, calamità naturali, sono le categorie a cui si fa riferimento.
Non tutti gli eventi negativi sono traumatici e non tutti gli eventi traumatici generano sintomi post-traumatici e sofferenza psicologica intensa.
Tuttavia, alcuni eventi possono esporre l’individuo ad una minaccia percepita. In questo caso, si possono innescare risposte fisiologiche “disregolate”, o dissociative (difensive), che lasciano l’individuo bloccato e fermo al “tempo” del trauma. La disregolazione può manifestarsi con una frequente alternanza stati emotivi, sensazioni corporee, flashback che costringono a rivivere emozioni e pensieri vissuti rispetto all’evento traumatico; attacchi di panico e difficoltà nel regolare i propri stati emotivi. La dissociazione è una vera e propria frattura del Sé, una perdita di identità, con un interruzione della narrazioni di sé tra passato, presente e futuro.
Come riconoscere i sintomi di DSPT (Disturbo da Stress Post-Traumatico)?
I sintomi del DSPT riguardano soprattutto l'evento singolo vissuto e sono il risultato dell'impossibilità di elaborare il ricordo dell’evento traumatico in modo funzionale e collocarlo nella memoria semantica e autobiografica. Il risultato è che il ricordo è frammentato, disorganizzato e non integrato, facendo sentire la persona ancora in pericolo nel presente.
I sintomi più frequenti riguardano:
1) sintomi di evitamento (tentativi di evitare di pensare all'evento, di rievocare elementi essenziali del ricordo, di trovarsi nel luogo dell'evento o in luoghi che lo ricordano)
2) sintomi intrusivi (immagini e flshback dell'evento, pensieri ricorrenti e intrusivi su evento, intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che ricordano l’evento, marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti)
3) sintomi di iperarousal fisiologico/disregolazione emotiva (comportamento irritabile o esplosioni di rabbia, comportamento spericolato o autodistruttivo, Ipervigilanza, Esagerate risposte di allarme, Problemi di concentrazione, Difficoltà relative al sonno)
4) alterazioni negative del pensiero e delle emozioni (amnesia verso parti importanti dell’evento, persistenti, pervasive ed esagerate convinzioni negative relative a se stessi, agli altri o al mondo, persistenti e distorti pensieri di colpa e responsabilità verso l’evento o le conseguenze dell’evento, marcata riduzione di interesse verso attività significative, sentimenti di distacco ed estraneità verso gli altri, Persistente incapacità a provare emozioni positive).
Non sottovalutiamo questi sintomi:
Proprio alla luce di questa “frattura” del Sé e di queste “disregolazioni emotive” molto forti, è importante rivolgersi ad una terapeuta che abbia famigliarità con questo disagio. È facile (soprattutto per familiari e amici) non rendersi conto e confondere esplosioni di rabbia o “assenze” depressive come “stranezze” comportamentali. La natura dissociativa della risposta al trauma rende difficile una presa in carico immediata, soprattutto se nessuna autorità ha potuto allertare e prendere in carico l’esito traumatico (o se si è stati testimoni indiretti del trauma). È importante non cronicizzare lo stato ed il vissuto di profondo disagio che vive la persona traumatizzata.
Bibliografia:
Bessel Van der Kolk, Il Corpo Accusa il Colpo, Raffaello Cortina, 2015
DSM - V, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina, 5à edizione.
Philip M. Bromberg, Clinica del Trauma e della Dissociazione, Raffaello Cortina, 2007
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